Dopo circa quattro anni di trattative tra autorità italiane ed esecutivo europeo, la Commissione Europea ha approvato il capacity market, il meccanismo nazionale di remunerazione della capacità, per 10 anni e in attesa che l’Italia attui riforme di mercato che lo rendano non più necessario. Si attende ora che il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Arera approvino il decreto e le delibere di attuazione.

I meccanismi di regolazione della capacità hanno il compito di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di energia elettrica e interessano oltre la metà della popolazione UE. Nel caso dell’Italia, riguardano meccanismi relativi all’intero mercato, ritenuti necessari dalla Commissione perché il nostro mercato dell’energia elettrica potrebbe affrontare problemi strutturali di sicurezza dell’approvvigionamento, poiché un grosso quantitativo di capacità rischia di uscire dal mercato ed è poco probabile che si realizzino nuovi investimenti, dal momento che gli investitori non riuscirebbero ad ottenere guadagni appetibili dalle vendite di energia elettrica.

Una politica nazionale priva di strategia di lungo periodo ha infatti finanziato a volte con poco equilibrio le fonti rinnovabili, passaggio virtuoso e dovuto ma mal gestito; ciò ha accelerato il cambiamento del sistema elettrico e ci ha lasciato senza bilanciamento della rete.

Attraverso il capacity market, i fornitori di capacità potranno ottenere un pagamento per la propria disponibilità a produrre energia elettrica o, nel caso di operatori della gestione della domanda, per la disponibilità a ridurre il consumo.

Chi riceverà tali aiuti di Stato? Tutte le centrali a fonti fossili: l’Emission performance standard (Eps) proposto dalla Commissione, cioè il limite alle emissioni di 550 grammi di CO2/kWh che dovrebbe escludere dal meccanismo le centrali a carbone, verrà applicato solo dal 2026. Scrive Qualenergia.it: “Con il nuovo limite alternativo di 700 kg CO2/kW in media annua saranno poche le centrali del tutto escluse: secondo esperti citati dall’agenzia EurActiv, anche una centrale con emissioni oltre 750 gr CO2/kWh, ad esempio una alimentata a carbone, potrebbe ricevere la remunerazione del capacity market per 930 ore, o 40 giorni circa, ogni anno, ottenendo così un sostegno economico che potrebbe essere decisivo, […] finendo per essere un aiuto che consente di tenere accese anche le centrali più inquinanti”.

Con quale denaro verrà alimentato il capacity market? Con quello dei consumatori: si parla da tempo di aggiungere in bolletta la voce “capacity payment”…

Si pone il dubbio che, piuttosto che di una soluzione necessaria per la flessibilità del nostro sistema energetico, si tratti di un’ancora di salvezza per gli impianti termoelettrici messi in difficoltà dal passaggio alle energie pulite.

Sottolinea Bruxelles in una nota che i meccanismi di capacity market non possono sostituirsi alle riforme del mercato dell’energia elettrica a livello nazionale ed europeo: auspichiamo che questa nota si traduca in una concreta riflessione sulla sua evoluzione.