Gli obiettivi strategici per la prossima programmazione comunitaria (2021-27) nel campo energetico sono stati discussi a Udine, nell’ambito del progetto PROSPECT2030

Venerdì 17 gennaio a Udine, nel palazzo della Regione in Via Sabbadini, si è riunito il gruppo dei portatori d’interesse regionali per il progetto europeo PROSPECT2030.
Organizzata da APE FVG e dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, entrambi partner del progetto, la riunione ha permesso il confronto tra la Regione, le due Università di Udine e Trieste, nonché i clusters della metalmeccanica Comet, del Legno Arredo Casa e dell’agroalimentare Agrifood FVG: l’obiettivo era individuare le criticità che hanno frenato la transizione energetica nel periodo di programmazione 2014-20, in via di conclusione, per non ripetere gli stessi sbagli ma anzi imparare da questi in vista della nuova programmazione strategica dei fondi comunitari 2021-27.

Obiettivo del progetto è aumentare l’efficacia nella gestione dei fondi pubblici dedicati alla transizione verso una società a basse emissioni di carbonio: se vogliamo raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione ed efficienza energetica che l’Europa ha posto al 2030, dobbiamo migliorare la destinazione delle risorse che ci sono messe a disposizione. PROSPECT2030 è un progetto avviato ad aprile di quest’anno e punta sulle buone pratiche di governo come azione fondamentale per ridurre le emissioni di CO2: è necessario aumentare la consapevolezza dell’urgente bisogno di contrastare il cambiamento climatico attraverso il coinvolgimento delle autorità pubbliche regionali delle sei nazioni coinvolte: Austria, Croazia, Germania, Ungheria, Italia, Polonia.

Presenti in sala Patrizia Simeoni (Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura di UniUd), Giorgio Sulligoi (Dipartimento di Ingegneria e Architettura di UniTs), Riccardo Zanelli (Cluster Comet), Carlo Piemonte (Cluster Legno Arredo Casa), Pierpaolo Rovere (Cluster Agrifood FVG), Sandra Sodini (Regione FVG – Servizio Relazioni Internazionali), Sebastiano Cacciaguerra (Regione FVG – Direzione centrale difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile, Servizio energia) assieme agli ing. Gianpaolo Giugovaz e Paola Cefalo, Andrea Giorgiutti (Regione FVG – Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche, Servizio valorizzazione qualità’ delle produzioni) e Matteo Mazzolini (APE FVG).

L’incontro è iniziato con la presentazione di un report energetico sulla nostra regione, lavoro portato a termine all’interno della prima fase del progetto. Il report mette in luce le caratteristiche del sistema energetico regionale e fa un’analisi dei principali consumi finali di energia. Il FVG vanta una percentuale di utilizzo di fonti rinnovabili maggiore della media nazionale ed europea, ma le emissioni di CO2 continuano ad essere tra le più alte, ovvero 8,2 tonnellate per capita/anno.
Il settore industriale si conferma il più energivoro (38%) seguito a ruota da quello residenziale (28%), trasporti (18%) e servizi (14%). L’agricoltura conta solamente il 2% del totale, ma Pierpaolo Rovere di Agrifood FVG fa notare come in quel dato non venga conteggiata la distribuzione dei prodotti alimentari.
Nonostante le numerose reti di teleriscaldamento a fonti rinnovabili (biomassa) adottate sul territorio, la più grande, quella di Udine, è alimentata a gas naturale.

Dove puntare per costruire una regione più sostenibile? Quali azioni adottare per la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio?
Quattro sono gli ambiti tematici suggeriti da APE FVG:
1. Efficienza energetica
2. Produzione di energia da fonti rinnovabili locali
3. Riduzione delle emissioni di CO2
4. Miglioramento delle competenze

Possibili indicatori di questa transizione potrebbero essere la riduzione del fabbisogno di energia fossile (in particolare negli edifici, ma anche tra le PMI, ossatura del nostro sistema produttivo), la riduzione del parco macchine circolante alimentato a combustibili fossili, il numero di specializzati nel settore dell’energia sostenibile.
Alcuni spunti di riflessione emersi durante l’incontro riguardano il patrimonio edificato in regione, vecchio dal punto di vista energetico ma che riqualificato potrebbe diventare un fattore di rigenerazione del capitale territoriale nonché una fonte di attrazione, frenando contemporaneamente il consumo di suolo.
Tra le criticità, la difficoltà di accesso ai fondi e lo scarso utilizzo degli incentivi dovuto alla disinformazione, nonché il “fare sistema” permettendo a tutti di contribuire come suggerito da Carlo Piemonte del Cluster Legno Arredo Casa. Altro punto nevralgico è l’integrazione delle fonti e delle soluzioni tecnologiche, come ricorda la prof. Simeoni di UniUd ad esempio per l’utilizzazione del calore di scarto. Un punto dolente per l’università e la scuola in generale riguarda la difficoltà ad indirizzare gli studenti verso la domanda di lavoro, ora incentrata nella produzione. Ma quanti si iscrivono ad ingegneria?
Vengono citate anche alcune best-practices: il prof. Sulligoi di UniTs porta l’esempio del porto di Trieste e dei treni merci che da lì partono, togliendo una parte dei camion sulla strada. Nell’ambito del recupero di materie prime riutilizzabili c’è invece l’esempio Cartiere Burgo (Mosaico Srl) in cui un sottoprodotto viene ora utilizzato nella produzione del cartone.

Una cosa è certa: il tempo delle analisi è finito, bisogna passare all’azione.
Un ulteriore dato importante viene segnalato da Sandra Sodini, direttore del Servizio Relazioni Internazionali della Regione: dei 100 milioni di € di risorse europee intercettate per il periodo 2014-20 sull’obiettivo tematico 6 – Ambiente – ne sono stati spesi 40 in progetti di ricerca universitaria e 40 per progetti su turismo e cultura. L’ambiente non è stato toccato.